La calda estate dei tassisti vive a Roma una
coda polemica e velenosa, che spegne l'ottimismo ostentato appena
pochi giorni fa dal sindaco-mediatore Walter Veltroni e preoccupa lo
stesso ministro «padre» delle liberalizzazioni, Pierluigi Bersani,
dividendo la maggioranza. Il rispetto dell'accordo chiuso dal
Campidoglio mercoledì scorso, infatti, viene messo pesantemente in
dubbio da Carlo Bologna dell'Ait - tra gli «agitatori» della
categoria nel recente braccio di ferro tra le auto bianche e Bersani
- che già minaccia di «boicottare» la Notte bianca, pezzo pregiato
del calendario dei grandi eventi tanto cari al primo cittadino.
L'annunciato sciopero degli «yellow cab» capitolini durante i due
giorni di cultura e divertimento al chiaro di luna dell'8 e 9
prossimi, spiega Bologna, è motivato dal mancato adeguamento delle
tariffe. Troppo basse, secondo l'esponente dei tassisti, che chiede
l'allineamento dei prezzi (fermi dal 2001) agli indici Istat. Una
risposta diretta, chiara e durissima alle affermazioni di Mauro
Calamante, assessore alla Mobilità del Campidoglio, che appena due
giorni fa aveva smentito che si sarebbe tornati al tavolo della
trattativa per accelerare la corsa dei tassametri: «Nessun impegno
in tempi brevi a sederci per discutere di tariffe con i tassisti»,
aveva spiegato alla Repubblica e al Corriere della Sera l'esponente
della giunta, replicando a quanti criticavano l'accordo (sblocco di
450 licenze già decise anni fa, modifica dei turni con più autisti
per un singolo taxi e prolungamento degli orari: con un aumento
medio dichiarato di 2. 500 auto) più come un mezzo tradimento delle
liberalizzazioni che come un necessario compromesso. E contestando
di aver «barattato» il pacchetto con la promessa di aumentare le
tariffe.
Tra i cecchini dell'applicazione zoppa del decreto, il leader della
Margherita (ed ex sindaco di Roma) Francesco Rutelli e il segretario
radicale e presidente della Commissione attività produttive di
Montecitorio Daniele Capezzone. Alle loro critiche Bersani replica
difendendo il suo provvedimento e contestandone l'annacquamento
nella pratica. Ma proprio Capezzone ieri ha voluto precisare: «Sulla
vicenda-taxi non critico Bersani ma Veltroni». Secondo il giovane
leader la «mediazione» del sindaco «a mio avviso ha pregiudicato la
possibilità di portare a casa una riforma più profonda, più
completa», dunque il Campidoglio «farebbe bene a evitare di usare le
espressioni “storico”, “epocale”, “straordinario”, quando Veltroni e
Calamante sono i primi responsabili di questo ridimensionamento». Il
parlamentare della Rosa nel pugno, attaccando il «compromesso
romano» con il quale «si è clamorosamente depotenziata una scelta
iniziale coraggiosa», contesta anche le previsioni di incremento del
servizio: «Secondo una mia valutazione l'aumento medio di auto non
equivarrà a 2.500, ma alla metà, cioè 1.250 auto».
Insomma, anche se la minaccia dell'Ait viene smentita dalle altre
sigle della galassia taxi di Roma (Cna e Unica-Cgil annunciano anzi
rafforzamenti del servizio per la Notte Bianca), emerge con
chiarezza che sul tema delicato delle tariffe il popolo delle auto
bianche la pensa come il battagliero collega. Il presidente
dell'Uri, Loreno Bittarelli, contesta infatti le «iniziative a
bruciapelo», ma avverte: «Siamo fermi e determinati a fare in modo
che in tempi strettissimi si riconosca l'aumento delle tariffe.
Metteremo in campo forme di lotta incisive e anche dure». Come
«risultato storico», per dirla con Veltroni, non c'è male. |