C'è un gruppo di tassisti romani che nel tempo libero, invece di riposare o andare al cinema, indaga. Si apposta ai terminal di Fiumicino. Pedina le berline extralusso degli odiati rivali, gli Ncc «abusivi». Filma i turisti che salgono a bordo. Scatta fotografie alle targhe. Poi gli 007 «tassinari» partono: per l'Abruzzo, la Campania, la Calabria... E adesso, dopo mesi di lavoro di intelligence, pare proprio che abbiano fatto bingo. Con un obiettivo preciso: Cicala, terra di 'nduja e soppressate...
È qui, ai piedi della Sila piccola, in questo paese di 993 (novecentonovantatre!) abitanti, devoto a San Giacomo apostolo e fors'anche agli chauffeur a 5 stelle, che si sarebbe stabilita una sorta di «centrale» operativa degli Ncc. L'inchiesta della Polaria, su delega della Procura di Catanzaro, è a buon punto: nei giorni scorsi, in seguito ai controlli svolti a Fiumicino a carico di conducenti «residenti a Roma o nelle vicinanze», nel municipio calabrese è stata sequestrata «tutta la documentazione inerente il rilascio delle licenze di noleggio con conducente». Gli Ncc «finto-calabresi» appostati in aeroporto per soffiare clienti ai tassisti romani sarebbero una novantina: uno ogni 10 cicalesi. E soprattutto, spiega il decreto di sequestro, le licenze «non precedute da regolare bando di concorso» è «ragionevole ipotizzare» che siano state concesse «surrettiziamente», in violazione della legge-quadro del 1992 sull'autotrasporto non di linea, che prevede «il prelevamento dell'utente o l'inizio del servizio» dal territorio del comune di competenza.
Come è possibile, si chiede il PM Gerardo Dominijanni, che da Cicala, «distante 603 chilometri dall'aeroporto Leonardo da Vinci», ogni mattina un autista raggiunga Fiumicino? Domanda evidentemente retorica. Alla quale le associazioni Ncc da anni replicano a suon di ricorsi al Tar (contro i sequestri, spesso vinti) e alle corti europee, invocando «la libertà di stabilimento» e la «libera prestazione dei servizi». Solo che in questo caso - Cicala, sindaco tal Alessandro Falvo - il paradosso è troppo evidente da passare inosservato. Le ipotesi di reato avanzate sono falso ideologico commesso da pubblico ufficiale o da privati cittadini, truffa e corruzione. Ai piedi degli altopiani silani sono forse circolate mazzette per far lavorare gli Ncc capitolini? Di recente, sempre in seguito ad esposti dell'Ugl e della Federtaxi, analoghe inchieste sono scattate da Greccio (Rieti) a Santomenna (Salerno), da Acquapendente (Viterbo) a Sant'Eufemia a Maiella e Turrivalignani (Pescara)...
«Tutto partì nel 2005 con Francavilla a mare, uno scandalo da 380 licenze - racconta Alessandro Genovese, numero 2 dell'Ugl taxi - Poi le nostre denunce sono andate avanti, alzando il velo su irregolarità evidenti e impunite: oltre al principio di territorialità, infatti, la legge prevede, tassativamente, bandi pubblici per le assegnazioni, quasi mai fatti». La guerra taxi-noleggi è insomma alla battaglia campale. «Con i nostri legali - attacca Genovese - stiamo valutando di chiedere i danni causati alle migliaia di operatori taxi e Ncc di Roma dai troppi abusivi. Basta, è tempo di ripristinare le regole».