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La Stampa

La rabbia dei tassisti contro «Uber»: “Ci rubate il pane”. Auto accerchiate e gomme tagliate.

Le proteste all’uscita di un teatro, notte di tensione tra minacce e intimidazioni.

Gennaio 2015

protesta dei taxi contro gli abusivi al teatro Colosseo

federico genta, lodovico poletto

Un centinaio di taxisti si sono presentati all’uscita del teatro Colosseo di Torino, paralizzando il traffico in via Madama Cristina: l’obiettivo era fermare gli autisti «abusivi» di Uber.

La rivolta era nell’aria. «Uber ci uccide» dicevano i taxisti qualche settimana fa. E ieri sera è esplosa la protesta. Rumorosa, affollata. A due passi dal centro. Un centinaio di taxisti si sono presentati davanti al teatro Colosseo di via Madama Cristina. C’era lo spettacolo di Claudio Bisio. Lo avevano pubblicizzato così: «Trasporto gratis con Uber pop». E il popolo delle auto di piazza si è mosso in blocco al termine della performance. Cento taxi hanno invaso la strada. Hanno bloccato le auto del trasporto privato («Tanto li conosciamo tutti») e hanno dato vita alla protesta più clamorosa contro Uber che sia mai stata inscenata in Italia. Violenta? No. Ma di certo animata: «Perché questa gente ci ruba il pane. Sono illegali, non garantiscono la sicurezza dei clienti. E intanto le autorità stanno a guardare».

La carica delle cento auto:

Alle undici di sera via Madama Cristina diventa il palcoscenico dove si mescola rabbia e frustrazione. I taxisti arrivano in massa. Colonne di auto che si fanno largo nel traffico, che affiancano gli «abusivi». Finiscono nella rete in tre. Che si rifugiano in auto. Non accennano neanche ad uscire, perché fuori l’atmosfera è calda. E, forse, basterebbe una parola per accendere ancora di più gli animi. Claudio Bisio se ne va via a piedi, senza che nessuno se ne accorga. Un paio di clienti già a bordo dell’auto vengono fatti scendere: «Loro non vi possono portare a casa, piuttosto lo facciamo noi e gratuitamente». Proteste. Polemiche. Qualcuno alza la voce. Ma è comprensibile in una serata così. «È il flash mob della nostra disperazione», dice un taxista. «È il modo che abbiamo scelto per farci sentire dalle autorità. Questo problema non può più essere ignorato», tuona Federico Rolando, sindacalista di lungo corso e da sempre in prima fila.

Sono quasi le 11 di sera. Davanti al teatro Colosseo una fila di taxi blocca la strada. Sono un centinaio. Gli autisti scendono di corsa. Bloccano tre macchine in via Madama Cristina. «Sono loro - dicono - Sono quelli di Uber». Aprono le portiere e fanno scendere i passeggeri. Qualcuno scatta delle foto ai loro documenti. Sono gli spettatori appena usciti dal teatro, al termine dello spettacolo di Claudio Bisio. Tra i taxisti si è sparsa la notizia che il Colosseo abbia venduto dei biglietti con, in omaggio, il rientro low cost. Solo una voce, ma che basta a scatenare la rivolta. Tutti i clienti vengono caricati sulle auto di servizio e accompagnate a casa.

Animi caldissimi. Arriva una pattuglia della Digos. Ci vogliono i distintivi e tanta pazienza dei poliziotti per calmare un po’ gli animi. Ma la tensione resta ancora alta. Tram bloccati. Traffico in tilt. I clienti dei bar e delle pizzerie che si affacciano sulla strada: «Che sta capitando? Hanno investito qualcuno?».

Le bottiglie sulla vetrina:

Davanti al teatro Colosseo c’è una discussione. Qualcuno accusa i taxisti: «Avete lanciato bottiglie contro le vetrate, vergogna». «Non siamo stati noi. È stato un autista di Uber che è scappato quando ci ha visti arrivare e ha cercato di darci la colpa. Lo abbiamo inseguito, ma ci è scappato». Curiosi che si mescolano a chi protesta. Automobilisti che cambiano strada, altri taxi che arrivano. «E pazienza se per un’ora in giro ci sono poche auto di piazza. Noi siamo qui per difendere il nostro futuro e quello delle nostre famiglie che campano solo grazie al nostro lavoro, altro che quelli che magari fanno pure un secondo lavoro».

«Sequestrate le auto»

Qualcuno già ricorda che a Torino sono state sequestrate tre automobili ad autisti di Uber. Tre. E stasera gli autisti delle auto bianche vorrebbero che le forze dell’ordine facessero il bis. «Confiscatele, non fateli più andare via». La Digos media, cerca di calmare gli animi più esagitati. I poliziotti in divisa arrivati con le volanti contribuiscono ad abbassare la tensione. I conducenti di Uber bloccati in auto adesso scendono: «Ma teneteli lontano». «Mi hanno dato dei calci sulla portiera», si lamenta uno di loro. «A me hanno bucato una ruota», insiste un altro. Verbali e polemiche e gente infuriata: «Ma perché non ci fanno passare? Noi stiamo andando a casa. Che c’entriamo con tutto questo?». Quando manca poco alla mezzanotte in strada è tornata la calma. Via i conducenti di Uber, via i taxisti. Restano gli echi della protesta: «Se non facciamo così ci faranno morire. Noi paghiamo le tasse, investiamo denaro e guadagniamo pochissimo. Non siamo banditi. Siamo gente che difende il proprio lavoro».