NUOVI
LUBRIFICANTI
Tagliati su misura
«L'olio, la linfa del
motore»: una vecchia pubblicità sintetizzava così
l'importanza del lubrificante. Ciò è ancor più vero nei
propulsori moderni, tanto da far nascere, per alcuni modelli,
prodotti specifici, costosi e difficili da trovare. Ecco le
indicazioni per scegliere, sapendo che sgarrare potrebbe costare
caro.
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Al giorno d'oggi l'olio lo si compra di rado, visto che si può cambiarlo anche
dopo 50.000 chilometri e spesso neppure rabboccarlo (anche se il controllo
periodico del livello resta indispensabile), ma trovare quello giusto per il
motore della propria auto può diventare una faccenda difficile e costosa. Vero è
che sui libretti di uso e manutenzione ci sono indicazioni precise, sotto forma
di sigle, oscure ai più, che dovrebbero guidare nella scelta: basta che il
prodotto da comprare le riporti sulla confezione. Ma non sempre è così semplice:
talvolta anche oli di qualità apparentemente superiore a quella prescritta,
ottimi per la maggior parte dei propulsori, non sono adatti a quello della
nostra auto, che può avere esigenze del tutto particolari. La scelta del
lubrificante, allora, è quasi obbligata, la reperibilità può diventare
problematica e il prezzo elevato. È il caso dei motori «TDI» Volkswagen con
iniettori-pompa, per cui la Casa prescrive l'esclusivo impiego di oli che
soddisfino le specifiche VW 505.01 o 506.01. Alcuni lettori, perplessi, ce lo
hanno segnalato:
il concessionario li ha invitati a fare presso di lui persino i semplici
rabbocchi. L'evoluzione dei motori e dei lubrificanti sta portando a una
piccola rivoluzione negli accorgimenti per la scelta e l'impiego degli oli. Per
anni si sono avvicendate specifiche qualitative, emesse da enti come lo
statunitense API (American Petroleum Institute) o l'europeo CCMC (Comitato
Costruttori Mercato Comune), cui facevano riferimento le varie Case per le
prescrizioni sulla qualità dei lubrificanti
da impiegare. E la graduatoria tra gli oli era facile: quelli che soddisfacevano
la specifica più aggiornata automaticamente erano buoni pure per le precedenti.
Oggi non è più cosi, si sta andando verso il lubrificante su «misura» per un
motore e inadatto a un altro, come un costoso abito sartoriale che veste
perfettamente solo la persona per cui è stato tagliato. Si è arrivati a questa
situazione, perché i propulsori attuali, in particolare i diesel hanno
raggiunto livelli di prestazioni molto elevati e sono perciò sottoposti
a gravose sollecitazioni, inoltre consumano poco e devono avere scarichi sempre
più puliti. Soprattutto, gli intervalli di sostituzione dell'olio si
sono progressivamente dilatati dai 5.000 km del diesel di una ventina d'anni fa
ai 50.000 km vantati da qualche motore di oggi, ribaltando una
regola che vedeva i diesel svantaggiati nei confronti dei «benzina», che
offrivano percorrenze maggiori tra un cambio e l'altro. Certo, questi progressi
sono stati ottenuti grazie al miglioramento degli impianti d'iniezione, della
progettazione dei motori, delle caratteristiche dei materiali e delle
lavorazioni, nonché grazie all'adozione di sistemi che valutano le condizioni
d'impiego della vettura e il grado di decadimento dell'olio. Ma anche
l'evoluzione dei lubrificanti gioca un ruolo fondamentale. Per esempio, grazie
alla formulazione di oli molto fluidi, che riducono le perdite per attrito, sì
sono potuti limitare i consumi di combustibile, ma solo nei motori su cui è
stata verificata l'idoneità di questi prodotti: altrimenti, la lubrificazione
delle parti più sollecitate potrebbe non essere sufficiente e danneggiare il
motore.
Negli anni, poi, gli oli si sono «specializzati» per soddisfare al meglio le
richieste dei motori e così si è passati dalle generiche indicazioni degli anni
50 e 60 alle numerose specifiche, correlate al tipo motore e alla frequenza
degli intervalli di manutenzione, attualmente in uso alla Volkswagen.
E alcune sono così particolari da
richiedere l'acquisto di lubrificanti «doc», disponibili per ora solo presso le
officine del Gruppo, presso qualche meccanico e in selezionati ricambisti.
Fino ad alcuni anni fa sulle confezioni di
olio si trovavano poche sigle che ne indicavano la qualità; oggi qualche
prodotto potrebbe esibire una lista complicata come un'equazione algebrica. A
fianco delle specifiche qualitative API e ACEA (vedi box della pagina seguente),
si trovano da anni pure le specifiche emesse da diversi costruttori, per via
delle particolari...
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